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Maggio 2007: continua a calare la vendita di piante

30 September 2007
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Il mese di maggio, l’ultimo dei mesi del periodo primaverile in cui si realizza la maggior parte del fatturato di un’azienda che produce piante, non ha risollevato gli animi e solo l’abilità dei dettaglianti ha in alcune zone dell’Italia consentito di evitare la formazione di partite di invenduto.
Non si tratta di valori fuori dalla media: ci sono state annate simili come quella del 2005. L’indice di penetrazione di fiori recisi e piante in vaso si colloca infatti di circa 2 punti percentuali al di sotto del valore dello scorso anno e questo a causa soprattutto di un calo degli acquisti nel nord Italia (l’indice rispetto al valore più alto realizzato nel 2004 pari a 100, si colloca a 79 contro 96 del 2006).
La conferma di questo andamento proviene dai dati dell’esportazione olandese in Italia (l’Olanda infatti detiene una quota nel segmento delle piante da appartamento verdi e fiorite di circa il 50%) che nel mese di maggio presenta una diminuzione delle spedizioni del 15% mentre a giugno riporta un aumento dell’8%.
La spesa complessivamente nel mese di maggio, in base ai dati Ismea-NielsenCra, è stata di 248 milioni di euro contro 282 milioni dello scorso anno (maggio 2006), per cui la riduzione è del 13,7%. Nei primi cinque mesi dell’anno si passa dai 1.078 milioni di euro del 2006 ai circa 970 del periodo analizzato per cui lo scarto si riduce a circa l’11%.
È curioso osservare come il mancato acquisto provenga dalle classi con reddito più elevato, in parte perché avevano già comperato nei mesi tra marzo e aprile, sia fiori recisi sia piante.
La spesa, quindi, è stata realizzata soprattutto dalle fasce reddituali basse e medio basse mentre nel 2006 era avvenuto il contrario: i benestanti erano stati più numerosi.
Infine dalla ripartizione della clientela in base al possesso o meno di spazi all’aperto, si evince un rafforzamento della quota del negozio rispetto al garden center, chiosco e mercato rionale, tra i quali il primo è maggiormente penalizzato (perde quasi 7 punti percentuali) mentre tiene la catena della grande distribuzione con una quota di circa il 18%.