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Il garden del futuro secondo Rabensteiner

09 January 2009
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Il valore immobiliare della struttura, la coabitazione tra piante e consumatori, l’ecosostenibilità, i garden center “chiavi in mano”: come sarà il garden center del futuro? Lo abbiamo chiesto a chi di garden center europei se ne intende: Klaus Wierer e Antonio D’Ambrosio di Rabensteiner.

É una fortuna per i garden center italiani poter contare su un costruttore made in Italy di serre di produzione e garden
center, come Rabensteiner, attivo con successo nel mercato europeo. Oggi Rabensteiner è sinonimo di modernità, ricerca e innovazione, grazie alla sua trentennale esperienza nella costruzione di garden center in Italia, Germania, Austria, Svizzera e Ucraina. Per individuare le tendenze più attuali del mercato europeo del gardening, abbiamo incontrato Klaus Wierer e Antonio D’Ambrosio, rispettivamente amministratore delegato e responsabile vendite di Rabensteiner.

IL GARDEN DEL FUTURO


MondoPratico: Veniamo subito al sodo: come vi immaginate il garden center del futuro? In cosa cambierà rispetto agli standard attuali?
Klaus Wierer: Immaginare il “garden center del futuro” non è semplice e probabilmente non è un nostro compito. Occupandoci della realizzazione dei garden center riteniamo più corretto sia il mondo della floricoltura e del commercio, con le sue tendenze, orientamenti ed esigenze, a influenzare il nostro modo di costruire. I clienti professionali, normalmente, sanno quello che vogliono e il nostro compito è di essere attrezzati e all’altezza per assecondarli. Semmai noi dobbiamo preoccuparci di costruire in modo che, qualunque cosa cambi nell’attività di un garden center, la struttura realizzata permetta agli operatori di adeguare gli spazi in maniera flessibile alle nuove necessità. La nostra prerogativa è osservare con attenzione e sensibilità il settore e proporre soluzioni “immobiliari” flessibili, adeguate allo scopo e alle norme, innovative dal punto di vista tecnologico e architettonico. Allo stesso tempo la costruzione dovrà corrispondere alla realtà del contesto, all’esigenza di funzionalità e alla specificità del mondo della floricoltura e del giardinaggio.
Abbiamo parlato di floricoltura, commercio, soluzioni immobiliari, funzionalità e flessibilità: sono i punti di partenza che ci guidano nella realizzazione di un progetto che è valutato in ogni sua parte in modo inscindibile dalla possibilità di reddito che ne può derivare.

MondoPratico: Forse una tendenza del futuro è di non considerare la struttura come una semplice serra, ma come un immobile di valore?
Antonio D’Ambrosio: Un aspetto fondamentale che sta cominciando a cambiare, per chi affronta la costruzione di un garden center, è il valore immobiliare della struttura. Da tempo, anche in relazione ai crescenti costi di costruzione, sosteniamo la necessità di realizzare un garden center non come una serra da produzione ma come un immobile, che al di là della sua funzione temporanea rappresenti, con la sua adattabilità ad altre destinazioni d’uso, una vera e propria risorsa. In quest’ottica lo standard di costruzione di una serra moderna, destinata a un’attività di vendita, è allo stesso livello di un capannone industriale.
Klaus Wierer: Il nostro concetto Modulo Verde per il garden center è stato proprio sviluppato in base a queste prerogative. Questo concetto è supportato anche dalla necessità di realizzare ambienti che facilitino il layout espositivo e i percorsi interni alla serra: luoghi adatti non solo alle piante ma anche alle persone, vista la predominante funzione commerciale cui sono destinati.

ITALIA ED EUROPA: LE DIFFERENZE


MondoPratico: La vostra azienda ha un'esperienza internazionale e conosce molto bene i garden center italiani: quali sono le principali differenze tra i garden europei e quelli italiani?
Klaus Wierer: La nostra presenza da anni sul mercato internazionale e la nostra posizione privilegiata a cavallo tra l’Italia e l’Europa, ci ha sempre permesso di avere una visione più ampia del settore, di differenziare i nostri ambiti
l’intervento e di cogliere in anticipo i cambiamenti e le innovazioni. Il grande vantaggio viene trasmesso ai nostri clienti con l’offerta di soluzioni, alternative e innovative, con alto grado di affidabilità, sintesi delle sinergie che siamo stati capaci di creare a livello internazionale. É vero che c’è differenza tra i garden center europei e quelli italiani, ma non nell’aspetto qualitativo. La stessa qualità dell’offerta, del servizio e degli ambienti è riscontrabile anche in molte realtà italiane. La differenza sostanziale è soprattutto nella frammentazione e diversificazione del settore e nella diffusione sul territorio. Semplicemente la realtà italiana è piuttosto variegata e mal distribuita. Dai garden center di dimensioni e caratteristiche europee, più presenti nei pressi delle grandi città, si passa ai plant center e ad attività medio piccole, in cui spesso la commercializzazione ha mal soppiantato la produzione o le due attività restano in piedi senza una chiara collocazione.

MondoPratico: In mancanza di leggi è difficile crescere in modo organico...
Klaus Wierer: A questa situazione ha certamente contribuito una non chiara regolamentazione urbanistica e normativa del settore, sempre in bilico tra il mondo dell’agricoltura e quello del commercio, l’altalenante e differente andamento dell’economia sul territorio ha fatto il resto. Questa differenziazione, però, non rappresenta un aspetto negativo, anzi contribuisce a tenere vivo e dinamico il settore e conferma la necessità, per chi come noi costruisce serre, di sapersi adeguare alla flessibilità e alla molteplicità della domanda.

IL GARDEN A IMPATTO ZERO


MondoPratico: Ci sembra evidente il ruolo strategico che i garden center hanno come punto di riferimento privilegiato per i prodotti naturali ed ecosostenibili. Sarà possibile avere un garden center a impatto zero?
Antonio D’Ambrosio: Il tema dell’energia alternativa è molto attuale ma sicuramente queste fonti non presentano un “salvagente” universale per il settore. Èmolto più importante costruire le serre con una coibentazione efficiente.
Il concetto di ecosostenibilità è presente già da tempo nella realizzazione dei garden center e da diversi anni ha cambiato il modo di progettare una serra destinata alla vendita. Spesso si lega la questione solo alla possibilità di installazione di pannelli fotovoltaici o del solare termico per la produzione di energia elettrica e calore, certamente una grande opportunità ma probabilmente anche la più impegnativa dal punto di vista tecnico e dell’investimento.
In realtà si è consolidato negli ultimi anni, anche se in maniera più silenziosa, il ricorso ad altri espedienti volti al risparmio energetico: l’utilizzo, ormai dato per scontato, del vetrocamera e del policarbonato alveolare, invece del vetro in lastra singola; i tamponamenti opachi realizzati con materiali coibentanti; la progettazione degli schermi ombreggianti e termici in relazione all’orientamento; la regolazione integrata del clima interno. Sono solo alcuni esempi tangibili di un approccio al progetto ecosostenibile che abbiamo adottato già da diversi anni. I risultati, constatati sulla base dei consumi medi annui di gasolio da riscaldamento, evidenziano un consistente risparmio in una serra costruita con questi accorgimenti rispetto a una serra realizzata secondo i vecchi criteri (vetri da 4 mm, regolazioni non integrate, ecc.).

IMPORT ED EXPORT


MondoPratico: L'attenzione che i produttori internazionali di serre per garden center stanno dedicando al mercato italiano del gardening ci deve fare pensare a un importante sviluppo futuro dei garden center in Italia?
Antonio D’Ambrosio: É indubbio che il mercato italiano della costruzione dei garden center possa apparire come una grande opportunità per i nostri colleghi esteri e che in teoria ci sia la potenzialità di un maggiore sviluppo del settore. Ma in realtà non si può pensare a questo presunto sviluppo in maniera avulsa dal contesto socio-economico e soprattutto normativo. In certe situazioni la costruzione di un garden center diventa una vera e propria avventura per affrontare la quale occorre tenacia, competenza e presenza sul territorio. Per questo motivo, probabilmente, il mercato italiano è poco adatto a organizzazioni non calate nella nostra realtà, provenienti da contesti in cui certe procedure sono più semplici e fluide. Gli eventi degli ultimi anni lo dimostrano: a oggi sono ancora poche le realizzazioni di società straniere sul nostro territorio.

MondoPratico: Come opera Rabensteiner all'estero? Quanto “pesa” l'export sul vostro giro d'affari?
Klaus Wierer: Il nostro modo di operare all’estero ha a che fare con le precedenti considerazioni. Riteniamo importante la nostra presenza diretta in Europa, non solo dal punto di vista commerciale ma anche con competenze tecniche e normative, attraverso personale del luogo, supportati dalla notevole flessibilità, mobilità e snellezza propria della nostra organizzazione. Bisogna pensare alla necessità di essere presenti su un mercato non solo per la costruzione di una serra ma anche per la successiva assistenza e manutenzione. Al momento, oltre alla sede di Bressanone in Italia, dove avviene anche gran parte della produzione, abbiamo sedi con personale amministrativo, commerciale e tecnico in Germania e in Ucraina e una presenza commerciale in Austria. Le nostre squadre di montatori “fidelizzate” sono ben distribuite su tutto il nostro territorio di interesse. Il continuo rapportarsi e la collaborazione tra gli addetti delle tre sedi fa sì che si possa offrire in ogni luogo la sintesi dell’esperienza costruita su un vasto campo d’azione.

MondoPratico: Poco fa, parlando delle vostre sedi, avete detto “al momento”. Avete in programma l’ingresso in altri paesi?
Klaus Wier: L’attività delle tre sedi ci ha permesso di riorganizzare le nostre forze e di arrivare in mercati dove non ci eravamo mai spinti. Negli ultimi anni, oltre che in Italia, Germania, Austria, Svizzera e Slovenia, abbiamo realizzato interventi in Spagna, Romania, Repubblica Ceca e più recentemente in Lussemburgo, Ucraina e Grecia.

MondoPratico: Nel 2005 avete acquisito Gabler, che ormai è completamente integrata nell'attività di Rabensteiner: possiamo tracciare un bilancio di questa acquisizione?
Klaus Wierer: L’acquisizione della tedesca Gabler, di Stoccarda, è stato il passo che ha consolidato la nostra presenza sul mercato tedesco ed europeo. Ci ha permesso di contare su un notevole bagaglio di conoscenze ed esperienze e su una capacità di innovazione che abbiamo indirizzato a totale vantaggio dei nostri clienti.
Anche per noi i vantaggi sono stati notevoli: in tre anni abbiamo avuto un raddoppio degli addetti da 30 a circa 65 persone, con la triplicazione del fatturato. Grazie all’esperienza inglobata abbiamo arricchito la nostra offerta con un servizio “chiavi in mano”, in cui la costruzione della serra parte dagli scavi e dalle fondazioni fino ad arrivare, attraverso tutte le fasi, agli arredi interni e all’illuminazione esterna. Il tutto con la facilitazione per il cliente di avere un unico interlocutore per un servizio più completo. Abbiamo avviato, infatti, la costruzione “chiavi in mano” di alcuni punti vendita per la catena di garden center più grande della Germania, Dehner, realtà con più di 100 punti vendita in Germania e Austria.