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Orgoglio italiano Ipierre

20 April 2017
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Nel 2017 Ipierre inaugurerà la nuova sede a Verona, raggiungendo un’importante tappa nel processo di rilancio avviato nel 2013 dalla famiglia Marchini, già comproprietaria di Ferrari Group. Il tutto con l’obiettivo di non perdere un pezzo importante del made in Italy: ne abbiamo parlato con Francesco e Andrea Marchini.

Ipierre di Verona, fondata nel 1971 da Piero Rossi, è stata per oltre quarant’anni un marchio importante del giardinaggio italiano, con un’ampia gamma di accessori per irrigazione e attrezzi per il giardino, ben conosciuta in Italia e all’estero e apprezzata per la qualità dell’ingegneria made in Italy. Purtroppo, come è successo spesso in Italia negli ultimi anni, l’evoluzione del mercato e la crisi del 2010 hanno colpito Ipierre, in questo caso “salvata” dall’intervento di Ferrari Group, impresa guidata da Francesco Marchini, un
altro brand storico del made in Italy fondato nel 1954.

Negli ultimi tre anni Ipierre ha vissuto una rinascita, riconquistando la fiducia del mercato e ampliando l’offerta, puntando sul made in Italy e sull’idea di consolidare la produzione in Italia: obiettivo se vogliamo sottolineato dall’inaugurazione della nuova sede prevista nel 2017. Un delicato processo di rilancio, curato da Andrea Marchini, figlio di Francesco. Ho la fortuna di incontrarli insieme per farmi raccontare il loro progetto.
 

Una scommessa sull’Italia

Mondopratico: Perché avete acquistato Ipierre?
Francesco Marchini: Ipierre è stata una scommessa. Riuscire a tenere in Italia un’azienda storica di giardinaggio e non lasciarla preda di gruppi esteri: dove spesso vengono assorbite e chiuse definitivamente. Io sono un imprenditore romantico: mi piaceva soprattutto perché Ipierre complessivamente è sempre stata riconosciuta come produttrice di accessori di irrigazione di superficie di qualità. E noi la qualità la cerchiamo costantemente.

Mondopratico: Ipierre veniva da un lungo periodo di crisi, come avete ritrovato la fiducia dei clienti?
Francesco Marchini: Abbiamo firmato l’accordo a gennaio 2013, ma avevamo già iniziato a lavorare all’Eima di Bologna del 2012. Abbiamo confermato l’intenzione di dare continuità all’attività di Ipierre, mantenendo l’alta qualità del prodotto e del servizio. Abbiamo dato certezza della capacità produttiva: si sono fidati e da lì siamo partiti. Poi con una gradualità, molto veloce effettivamente, è subentrato mio figlio Andrea e ha proseguito la conoscenza di tutti i nostri collaboratori e tutti i clienti. La clientela è tutta importante a prescindere dal valore
che riesce a sviluppare.

Mondopratico: Come mai un nuovo stabilimento a Verona e non a Parma, dove ha sede Ferrari Group?
Francesco Marchini: Tenuto conto dei risultati positivi che abbiamo incontrato sul mercato, abbiamo deciso di investire a Verona e mettere radici in modo definitivo in questa città, dove è nata Ipierre. Abbiamo individuato una location che secondo noi era più congegnale e abbiamo acquistato l’immobile: lo abbiamo portato a termine nel 2016 e stiamo terminando le finiture. L’inaugurazione ufficiale non l’abbiamo ancora fissata, ma l’azienda è già operativa.

Mondopratico: Quali difficoltà hai incontrato?
Andrea Marchini: Inizialmente lo sforzo e la profusione di energie, necessarie per rimettere in moto una macchina che si era fermata. La scelta dello staff, del team interno, è stata molto veloce ed efficace, perché ci siamo ritrovati un bel gruppo di persone, con tanta voglia
di lavorare e grandi stimoli. Abbiamo fatto delle promesse al mercato e le abbiamo mantenute. In termini di prodotto, di qualità, di servizio, di tempestività, di elasticità: tutti valori che riteniamo siano fondamentali per il mercato.

 

Riportare la produzione in Italia


Mondopratico: Ipierre aveva un catalogo molto ampio. Come siete intervenuti sulla gamma?
Andrea Marchini: Abbiamo tenuto quasi tutto, ma soprattutto abbiamo rinnovato e stiamo creando nuovi prodotti. Il nostro punto di forza continua a essere l’ampiezza di gamma, soprattutto nel giardinaggio e nell’irrigazione di superficie, dove stiamo continuando a investire per aumentare l’offerta.

Mondopratico: Avete intenzione di aumentare la produzione in Italia?
Andrea Marchini: Sì, da quest’anno per esempio produrremo una linea di attrezzi professionali da taglio a nostro marchio, completamente made in Italy. Naturalmente abbiamo anche una gamma di attrezzi di importazione, con un buon rapporto tra qualità e prezzo: dietro queste importazioni c’è un lavoro di ricerca di fornitori che possano garantire i livelli qualitativi che noi richiediamo.

Mondopratico: Come si fa a vendere attrezzi e irrigazione nell’era della globalizzazione, con la pretesa di riportare la produzione in Italia?
Francesco Marchini: Il mercato dell’irrigazione di superficie esiste. Ci sono ancora possibilità di avere dei risultati interessanti, ma il problema maggiore è nel costo. Molto spesso il consumatore fa un raffronto, su un raccordo o una pistola, tra una di importazione e una made in Italy. Il divario è sempre stato molto grande: il nostro obiettivo è di contenere il prezzo del made in Italy mantenendo la qualità.

Mondopratico: Il mercato riconosce la qualità?
Francesco Marchini: I rivenditori riconoscono la qualità. Per spiegare facilmente la complessità dei nostri prodotti, qualche anno fa abbiamo realizzato la linea Diamond: raccordi e pistole completamente trasparenti per mostrare tutti i meccanismi interni, come per esempio la molla in acciaio.

Mondopratico: Quali saranno le prossime novità?
Andrea Marchini: Le novità di quest’anno sono la nuova linea di articoli da taglio professionali made in Italy e IdroVita: un polimero da inserire nel terriccio, in grado di assorbire e rilasciare acqua per osmosi, solo quando la radice ne sente il bisogno. Per il futuro siamo in fase di lancio di un prodotto nuovo: una nuova pistola che proporremo in primavera al mercato. Anche questa di nostra produzione, totalmente made in Italy.
Francesco Marchini: Stiamo ampliando la gamma dei prodotti made in Italy: abbiamo iniziato a realizzare anche i tutori, i legacci biocompostabili e una serie di altri articoli interessanti, anziché importarli dall’Estremo Oriente.

Mondopratico: Il made in Italy a volte è più
apprezzato all’estero rispetto all’Italia…
Francesco Marchini: È paradossale ma purtroppo devo dire che, a volte, lo stesso prodotto viene acquistato in Cina anche se con una differenza minima, del 10%, si potrebbe acquistare in Italia. Sbagliando per due ragioni fondamentali. Anzitutto per la programmazione delle importazioni che è completamente diversa rispetto a quella con un fornitore italiano. In secondo luogo per la logistica. E poi ti esponi al rischio: se va male una stagione, rimangono scorte per un anno, forse due. Un rischio che non si corre se compri in Italia. Un distributore può avere un interesse immediato, ma nel lungo periodo, secondo me, non guadagna.

Mondopratico: Anche il made in Italy ha ampliato i suoi orizzonti grazie alla globalizzazione?
Francesco Marchini: Sì, negli anni Ottanta non pensavamo di andare a vendere in America, a Tbilisi, in Azerbaigian o in Algeria, come facciamo oggi. Alcuni paesi erano meno raggiungibili mentre oggi esportiamo in più di 50 paesi. Un’attività che ci ha consentito di essere in continua crescita.