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Il mondo della sicurezza si confronta

07 November 2008
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Giovedì 23 ottobre nella sede milanese di SMI, Sistema Moda Italia, si è tenuto un incontro tra produttori, operatori e addetti alla sicurezza sugli effetti che potrà avere l’avvento del Testo Unico della Sicurezza sul mercato del lavoro.

L’incontro, organizzato da Assosic per tracciare una valutazione sul Testo Unico della sicurezza sul lavoro, è stata un’occasione importante per il comparto, perché per la prima volta tutte le parti implicate nell’applicazione della nuova normativa si sono riunite per un confronto. Intorno a un tavolo per discutere, ma anche per cominciare a parlare di eventuali migliorie da proporre al legislatore per modificare un testo che, indiscutibilmente, presenta ancora molte lacune.
Dopo un’introduzione di Francesco Giberti, presidente di Assosic, e di Marco Rossini, referente SMI (Sistema Moda Italia) per l’abbigliamento professionale, la discussione ha avuto un andamento tipico del dibattito aperto più che della conferenza. Trattandosi di un primo incontro era stata lasciata volutamente libera la trattazione, proprio per far emergere i punti su cui poi focalizzare l’attenzione negli incontri futuri.
Il Testo Unico, così com’è, non piace a nessuno. Il presidente Giberti lo ha battezzato fin dall’introduzione: “nasce sull’onda emotiva delle troppe morti bianche, ma è un gran miscuglio che non credo possa portare benefici”. Anche il parere di Confindustria non lascia grossi dubbi; secondo Fabio Pontrandolfi “il TU non ha aspetti innovativi ed è eccessivamente sanzionatorio. Inoltre ha un carico burocratico pesante che gli impedisce di penetrare nelle piccole aziende”.

Ricerca


Superata la prima fase di critica, si è anche cercato di individuare le aree di intervento su cui focalizzarsi: uno degli aspetti più invocati è stata la ricerca. L’applicazione dei DPI, oltre che dall’imposizione legislativa, deve necessariamente passare dal miglioramento del confort e, perché no, del design; paradigma di questa necessità sono proprio le scarpe antinfortunistiche che negli ultimi 15 anni si sono imposte all’attenzione per il continuo miglioramento tecnico. Oggi quasi tutti i lavoratori le usano, mentre qualche tempo fa la pesantezza, la scomodità e un’ estetica che lasciava a desiderare facevano sì che ci fossero molte resistenze nel loro utilizzo.

Formazione


Altro punto chiave è quello della formazione: oggi l’offerta formativa proposta alle aziende e ai lavoratori è variegata, forse eccessiva. Non è semplice per un’azienda capire chi offre una formazione realmente utile e chi dei corsi che servono soltanto ad assolvere gli obblighi legali, senza una concreta utilità. Scopo della formazione deve essere invece quello di creare una cultura della sicurezza: infondere nelle persone l’idea che i DPI sono una necessità, non una scomoda “scocciatura”. E questo deve avvenire a tutti i livelli: il datore di lavoro, che applicando correttamente le misure di sicurezza avrà un risparmio economico; il lavoratore, che ovviamente tutela sé stesso; tutte le figure intermedie cui spetta il controllo dell’applicazione dei dettami legislativi (RSPP, RLS).

Un passo avanti?


Complessivamente c’è stato un passo avanti rispetto alla 626, ma il Testo Unico non è la legge che sarebbe servita. Incontri come questo servono e devono essere ripetuti, perché il governo si è detto aperto al confronto per migliorare il testo legislativo, ed arrivare a una proposta unica, concordata con tutti gli “attori” della sicurezza sul lavoro sarebbe un passo importante per vedere accolte le proprie istanze.

Il ruolo della distribuzione
Da diversi anni viene incentivata a livello legislativo la vendita dei Dispositivi di Protezione Individuale attraverso il maggior numero possibile di canali distributivi. Lo scopo, più che condivisibile, è quello di facilitare l’acquisto grazie anche all’aumento di punti vendita, ma il problema che ne deriva è quello della preparazione di chi deve guidare all’acquisto. La GDO, la GDS, ma anche la ferramenta hanno aggiunto il materiale antinfortunistico alle loro merceologie, ma non hanno fatto seguire a ciò una formazione specifica degli addetti alla vendita. Non tutti i filtri sono uguali, chi lavora in un ambiente con rischio di dispersione di ammoniaca necessita di una maschera diversa da chi è soggetto a un “normale” rischio polveri, ma chi lo indirizza verso il prodotto più adatto?




I partecipanti all’incontro
Francesco Giberti
Marco Rossini
Fabio Pontandolfi
Mariarosaria Spagnuolo
Luigi Feliciani
Ludovico Ferrone
Alessandro De Luca
Abruzzese Alfonso
Presidente di Assosic
Referente Gruppo Abbigliamento Professionale SMI
Dirigente area relazioni sociali e affari sociali Confindustria
Responsabile area ambiente e sicurezza Assolombarda
Consigliere nazionale ANMIL
CGIL Nazionale, Responsabile nazionale coordinamento Nazionale Coordinamento S.S.L.
FEMCA CISL Lombardia
RLS Manifattura Satta & Battelli