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Più attenzione all’energia

15 December 2007
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“L’attenzione dell’opinione pubblica ai problemi energetici e ambientali è di molto aumentata in questi ultimi tempi. Al centro dell’interesse generale sta l’origine antropica dei cambiamenti climatici e la convinzione che sia necessario intervenire con decisione sui livelli e sulle modalità di consumo delle risorse energetiche per poter garantire un equilibrato e duraturo sviluppo dell’umanità”. Non è una dichiarazione del Wwf, ma di Luigi Paganetto, presidente di Enea, il più importante ente pubblico di ricerca nel campo dell’energia e dell’ambiente, contenuta nella premessa del Rapporto Energia e Ambiente 2006 realizzato nello scorso aprile.
Il Rapporto illustra una situazione critica e richiama la necessità di effettuare una vera e propria transizione verso un sistema energetico e uno sviluppo più sostenibile. “Il prezzo del fallimento potrebbe essere catastrofico” ammonisce testualmente l’Enea.
Tre sono le strade principali individuate. Le prime due sono relative alle tecnologie già oggi disponibili, finalizzate a incrementare da un lato l’efficienza energetica nella produzione, nella trasformazione e nell’uso finale dell’energia, dall’altro il ricorso a fonti rinnovabili di energia (eolico, solare fotovoltaico, il solare termico e a concentrazione, l’uso energetico della biomassa); mentre la terza via riguarda le tecnologie prossime all’introduzione sul mercato, che si prevede potranno consentire in tempi più lunghi, comunque non prima del 2020, un uso ambientalmente sostenibile di combustibili fossili anche attraverso la cattura e il confinamento della CO2.
Rispetto agli altri Paesi europei, l’Italia dimostra una scelleratezza intollerabile: il Protocollo di Kyoto (1997) ci ha assegnato il compito di ridurre del 6,5% (rispetto ai livelli del 1990) le emissioni di gas serra entro il 2012. Negli ultimi 10 anni nel nostro Paese le emissioni sono aumentate del 13%, invece di diminuire, così nei prossimi 5 anni dovremo ridurle del 20%. Gli aumenti più consistenti sono stati realizzati dai settori dei trasporti (+27,5%) e della produzione di energia termo-elettrica (+17%). Nel 2005 abbiamo aumentato i consumi di energia del 2,4% e in Europa soltanto il Portogallo ha fatto peggio (+3,1%); sono invece diminuiti in Finlandia (-4,9%), Danimarca (-3,9%), Svezia (-3,8%), Belgio (-2%), Regno Unito (-1,3%), Germania (-1,1%) e Francia (-0,6% - fonte Eurostat).