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Edilizia: investimenti in crescita

26 July 2022
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Non sembra conoscere battute di arresto la crescita degli investimenti nel comparto dell’edilizia: secondo le previsioni elaborate da Cresme (Centro Ricerche Economiche Sociologiche e di Mercato nell'Edilizia) nel XXXII Rapporto Congiunturale e Previsionale, nel 2022 le risorse elargite a favore del mondo delle costruzioni hanno segnato un aumento del 6,5% e nel 2023 del 6,4%. 
Un trend che sembra stabilizzarsi nonostante un contesto minato da diversi rischi legati al rincaro delle materie prime, dell’energia, ai tassi di interesse in aumento e allo spread.
Ciononostante, dichiarano da Cresme, nel 2023 il comparto dovrebbe tornare vicino al piccolo del 2007 (dopo un +21,4% del 2021), per poi stabilizzarsi nel corso del 2024, salvo cambi di scenario: «Il mercato si mostra positivo come non accadeva da tanto tempo. Siamo allo stesso tempo un po' preoccupati perché la salita è stata ripida e davanti abbiamo una situazione di rallentamento dopo la quale bisognerà capire cosa succede, se la recessione dovesse arrivare in autunno, il quadro potrebbe diventare molto rapidamente assai difficile» ha sottolineato il direttore di Cresme, Lorenzo Bellicini.

Il motore delle opere pubbliche

Driver importante per la crescita del settore sono gli investimenti nelle opere pubbliche che nel 2025 torneranno ai livelli del 2004, anno in cui si raggiunse un picco storico. Secondo le stime di Cresme, calcolate sui dati Istat e del Ministero dell’economia e delle finanze, nel corso del 2021 le risorse stanziate per questo segmento sono aumentate del 21,5% rispetto al 2021, con un trend che proseguirà anche nei prossimi anni: nel 2022 gli investimenti cresceranno del 12,5%, per poi passare a un + 22,5% nel 2023 e attestarsi a un + 25,5% nel corso del 2024. Un’inversione di rotta, quella intrapresa nel 2021, testimoniata anche dal rapporto tra importo dei bandi di gara e valore reale delle aggiudicazioni. Nel 2018, ad esempio, su un totale di quasi 30 miliardi di euro messi a disposizione nei bandi, sono stati solo 14 quelli aggiudicati. Passando al 2020 la forbice tra questi due elementi è aumentata considerevolmente: su 40 miliardi stanziati solo 20 miliardi sono stati aggiudicati. Il 2021 segna invece uno spartiacque in tal senso, dal momento che il valore delle aggiudicazioni ha superato quello dei bandi con valori rispettivi di 44 miliardi di euro e 39 miliardi di euro, segnando di fatto un cambio di marcia del nostro Paese sul fronte delle infrastrutture e delle opere pubbliche.

Il settore degli impianti

Altro elemento che ha dato notevole impulso al mondo delle costruzioni è il segmento degli impianti secondo l’analisi di Cresme contenuta nell’ VIII Rapporto Congiunturale e Previsionale sul Mercato dell’installazione degli impianti negli edifici in Italia 2022-2024.

«Nessuno in Europa tra i paesi principali mostra una dinamica così positiva. Basti pensare che nel 2019 il mercato italiano valeva il 45% di quello tedesco, mentre nel 2022 la sua quota potrebbe arrivare al 60%. Anche limitandosi al 2021, il mercato italiano era arrivato a valere 1,7 volte quello britannico, 1,6 volte quello francese e 2,7 volte quello spagnolo» ha evidenziato Bellicini.

Con una crescita del 21,5% rispetto al 2020 che proseguirà anche nel 2022, il settore degli impianti rappresenta ben il 34,7% degli investimenti del mondo delle costruzioni, in linea con il boom degli interventi di riqualificazione energetica incentivati dallo Stato e la forte ripresa del mercato delle opere pubbliche.

Dal punto di vista dell’export, la vendita di prodotti made in Italy nel corso del 2021 ha segnato la cifra record di 19,6 miliardi di euro, recuperando la battuta d’arresto causata dalla pandemia (- 7,2% e una contrazione di 1,3 miliardi di euro), con un incremento del valore delle merci proposte all’estero di oltre 3,1 miliardi (+19%), con un aumento rispetto al 2019 di 1,8 miliardi di euro, pari al 10%.

Sul fronte dell’import, invece, il segmento degli impianti ha raggiunto un volume di 10,8 miliardi di euro con una crescita del 28,7% rispetto al 2020 e del 21,1% rispetto al 2021.