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Che cosa scegli per proteggere le tue vie respiratorie?

04 March 2009
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Massima traspirabilità, adattabilità alle varie conformazioni del viso, compatibilità con occhiali da vista, tenuta in condizioni gravose, dotazioni di filtri e valvole anche per ambienti tossici, materiali non infiammabili, ampio campo visivo: oggi le maschere salvaguardano la salute degli operatori consentendo loro di compiere agevolmente
tutti i movimenti richiesti dalla professione
.

In base alle leggi in vigore nell’Unione europea, le maschere di protezione delle vie respiratorie sono disciplinate dalle normative EN, e sono destinate a proteggere chi le indossa da tutti gli agenti esterni che, una volta inalati, possono costituire un pericolo. Esistono anche maschere che non svolgono funzioni di protezione delle vie respiratorie ma servono invece per evitare che l’utilizzatore contamini l’ambiente circostante come quelle usate dagli assemblatori di chip o dal personale chirurgico, per esempio. Ma tutte le maschere destinate a proteggere le vie respiratorie di chi le indossa, indipendentemente dalla loro denominazione, devono essere marcate CE, quindi aver superato una procedura in base alla quale l'organismo di controllo riconosciuto constata e attesta che il modello di dpi preso in esame soddisfa le disposizioni di legge.
I dpi dotati di sistemi di regolazione come sono appunto le maschere, devono essere progettati e fabbricati in modo tale da non potersi spostare indipendentemente dalla volontà dell'utilizzatore. Inoltre devono essere sufficientemente aerati e limitare il meno possibile il campo visivo. I sistemi oculari devono avere un grado di neutralità ottica compatibile con la natura delle varie attività, anche prolungate. I modelli destinati agli utilizzatori che necessitano di correzione oculare devono infine essere compatibili con l'uso di occhiali o lenti a contatto.
Oltre a essere certificate, per garantire la giusta protezione e il massimo comfort al lavoratore, le maschere devono anche essere costruite con materiali di qualità. Per questo, la loro struttura oggi è realizzata utilizzando diversi componenti abbinati tra di loro. Molto importanti sono i materiali usati nella parte interna, perché devono stare a diretto contatto con la pelle per molte ore. La gomma TPE, per esempio, ha una morbidezza tale da rendere agevoli i normali movimenti necessari per compiere il lavoro, ma deve essere abbinata a un materiale esterno più rigido, in grado di sostenere il filtro e di resistere al calore. Poi vi sono le bardature, che devono essere antiscivolo e a regolazione rapida. La parte superiore è dotata di un sistema che avvolge la nuca e impedisce qualsiasi rischio di scivolamento. In quella inferiore è posizionata la fibbia di regolazione rapida, che deve avere una forma piatta per non causare fastidio e per garantire un più naturale movimento durante la fase di regolazione. Sempre nella parte inferiore della maschera vi è la valvola d’esalazione, nei modelli predisposti, qui posizionata per facilitare il deflusso dell’aria ed eventuali scarichi di condensa.

LA SICUREZZA DIPENDE DALLA CONSAPEVOLEZZA


In termini di sicurezza, utilizzare le maschere di protezione significa proteggere le vie respiratorie contro i diversi rischi a cui un lavoratore è sottoposto, selezionando il respiratore appropriato. È importante ricordare che i dispositivi di protezione delle vie respiratorie sono disponibili in un’ampia gamma, ognuno con uno specifico campo d’impiego da rispettare perché siano sicuri. È necessario quindi identificare e analizzare il tipo di rischio presente sul luogo di lavoro, prima di procedere consapevolmente all’acquisto, e conoscere gli effetti dei contaminanti sulla salute. Solo tale conoscenza e la scelta del prodotto ad hoc rendono sicuro l’utilizzo di questo dispositivo.
“Le caratteristiche che i dispositivi destinati alla protezione delle vie respiratorie devono possedere per poter garantire la sicurezza del lavoratore non sono univoche”, conferma Rosanna Pinzone di Omnia Group, “pertanto la scelta di questi presidi dev’essere effettuata tenendo conto di due criteri base: il tipo di contaminante (polvere o gas) e la sua concentrazione. In particolare, la protezione delle vie respiratorie da agenti chimici può avvenire attraverso apparecchiature isolanti (indipendenti dall'aria dell'ambiente) oppure tramite respiratori a filtro (dipendenti dall'aria dell'ambiente). I primi sono utilizzati in caso di elevatissimo inquinamento, quando occorre un livello di protezione particolare oppure quando la percentuale di ossigeno nell'aria dell'ambiente è inferiore al 17% (pericolo di asfissia). Negli altri casi consiglio i respiratori a filtro, le cui prestazioni sono definite da specifiche norme in funzione dei contaminanti”.
“I nostri respiratori sono stati concepiti per proteggere l’utilizzatore dai fattori che possono inficiarne la capacità di respirare liberamente e in piena sicurezza, qualora i rischi non possano essere evitati o le misure di prevenzione non siano in grado di ridurli a sufficienza”, spiegano i tecnici di Kimberly-Clark. “Tali fattori di rischio possono includere le polveri, derivate dalla frantumazione di materiali solidi in particelle fini che restano sospese nell’aria; le nebbie, piccole gocce prodotte da materiali liquidi che hanno subito atomizzazione o condensazione; i fumi metallici, particelle fini di metallo sospese nell’aria che si condensano dopo la vaporizzazione a elevate temperature; i gas, inodori e invisibili che possono saturare l’aria rapidamente. La linea da noi realizzata è composta da diversi modelli, con livello di protezione selezionabile tramite un’apposita tabella”.
Utilizzare le maschere di protezione, quindi, “significa interporre tra il nostro apparato respiratorio e l’ambiente esterno, un elemento separatore che sia in grado di trattenere, filtrare o eliminare gli agenti lesivi per la nostra salute”, spiega Giampiero Moroni di Draeger Safety. “Perché se questi entrassero nel nostro organismo potrebbero compromettere il sistema respiratorio, mentre se entrassero nel sangue, potrebbero diffondersi e danneggiare gli organi interni”. Anche se scegliere non è sempre facile, avverte Maurizio Risi di Rival, “in quanto non sono immediatamente verificabili i benefici. Cosa che invece avviene per altri dpi come i guanti da lavoro, per esempio, dove l'utilizzatore ne percepisce subito i punti di forza. Proprio perché è difficile verificare, quindi, è bene affidare la propria salute a prodotti di aziende collaudate e certificate, che mettono al primo posto la salute dei propri clienti durante le fasi di sviluppo e ricerca e in seguito nelle fasi di produzione, ponendo particolare cura ai particolari e alla qualità e, non ultimo, al potere filtrante dei materiali utilizzati”.

MARCATURA E RISPETTO DELLE NORME


Oltre dieci milioni di lavoratori percepiscono almeno un fattore di rischio per la propria salute. Lo rivela l'Istat nella statistica “Salute e sicurezza sul lavoro” realizzata in collaborazione con l’Inail, precisando che la situazione riguarda circa il 44,3% degli occupati. Sui dodici milioni del campione preso in esame, sono oltre otto milioni coloro i quali percepiscono fattori di rischio che possono compromettere la salute fisica, mentre quattro milioni ritengono di essere esposti a rischi che potrebbero pregiudicare l'equilibrio psicologico. Nel caso degli stranieri che lavorano in Italia, la percentuale di chi percepisce un rischio fisico sale al 46,7%. Il settore produttivo maggiormente incriminato è quello delle costruzioni (63,4%), nel quale la cronaca 2008 ha segnalato molte morti bianche.
Ma ricorrendo a un maggiore rispetto delle norme di sicurezza, queste tragiche percentuali si potrebbero drasticamente ridurre. Certo, i cantieri devono dare il buon esempio dotando i propri dipendenti dei dpi adeguati al rischio. Mentre i lavoratori devono imparare a usarli nel modo corretto. Dal canto loro, i produttori di dpi ce la mettono tutta proponendo dispositivi certificati e realizzati a regola d’arte. I respiratori monouso Kimberly-Clark, per esempio, sono regolamentati dalla normativa europea sui dispositivi di protezione delle vie respiratorie EN 149:2001, cui sono conformi tutti i modelli Kleenguard. Tale norma enuncia in dettaglio quali devono essere i requisiti minimi per i dispositivi di protezione delle vie respiratorie antipolvere, e presenta le prove pratiche d’impiego e da laboratorio per garantire la conformità del respiratore ai requisiti.
“Tutte le mascherine antipolvere (facciale filtrante) monouso a marchio Maurer sono certificate CE secondo la normativa EN 149 che ne regolamenta le caratteristiche di fabbricazione”, spiega l’ingegner Bonadonna di Ferritalia. “Per quanto riguarda invece l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, in Italia bisogna rispettare il Testo Unico Sicurezza Lavoro, con il quale s’intende l'insieme di norme contenute nel Decreto Legislativo n. 81 del 9 aprile 2008, che ha riformato, riunito e armonizzato, abrogandole, le disposizioni dettate da numerose precedenti normative in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro succedutesi nell'arco di quasi sessant'anni, per adeguare le normative all'evolversi della tecnica e del sistema di organizzazione del lavoro”.
“Tutti i nostri articoli di protezione respiratoria rispondono alle normative EN 136, 140, 141, 143, 148/1 e 149”, elenca Lorenzo Sartori di Italwin. “Ma per l’utilizzo, prima di scegliere l’equipaggiamento di protezione formato da maschera e filtro, bisogna identificare con accuratezza l’agente contaminante dal quale è necessario proteggersi. Perché i contaminanti possono presentarsi sotto forma di gas, vapori o particelle, le particelle come polvere, nebbia o fumo”.

I SEGNALI CONTRASTANTI DEL MERCATO


Ormai alla crisi crediamo tutti, anche se fortunatamente permangono voci controcorrente che ancora non registrano né regressione né stagnazione di mercato. A preoccupare molti sono anche i prodotti con un basso rapporto qualità/prezzo, che trovano spazio sul mercato perché spesso “per l'utilizzatore finale è difficile discernere a livello di protezione fra un prodotto di qualità e uno scadente”, chiarisce Maurizio Risi, “in quanto certi problemi respiratori possono manifestarsi dopo l'utilizzo anziché durante. I prodotti a basso costo e qualitativamente carenti che trovano spazio sul mercato ostacolano l'introduzione di prodotti migliori che, per forza di cose, hanno anche un costo superiore ma assicurano la salute di chi li utilizza”.
“Specialmente in questo ultimo periodo, anche il mercato italiano della ferramenta ha risentito della situazione particolarmente delicata che l’economia mondiale sta purtroppo attraversando”, ammette Giovanni Bonadonna. “Tale negatività trova maggior riscontro specialmente nelle zone geografiche tradizionalmente meno sviluppate, dove la recessione ha fatto sentire maggiormente il suo peso senza che ‘gli addetti ai lavori del settore’ abbiano saputo o potuto predisporre per tempo le opportune difese”.
Tra gli ottimisti vi è invece Lorenzo Sartori, che descrive una “tipologia di articoli in continua evoluzione in quanto vi è, da parte del cliente, una sempre maggiore consapevolezza circa la necessità di servirsi di strumenti di protezione e, da parte degli organi legislativi, la continua emanazione di norme e regolamenti che incrementano l’utilizzo ai fini della sicurezza”. Sulla stessa scia è Fabio Condò di MSA Italiana, per il quale il settore “pur risentendo della situazione economica negativa a livello generale ha ancora potenzialità di crescita importanti e di sviluppo, soprattutto se si guarda al medio/lungo periodo”.
Buono anche se stagnante è il trend secondo Giampiero Moroni, che vede una “cultura dell’utilizzo di questi dispositivi in crescita lenta. Purtroppo molta attenzione è rivolta ai prodotti di basso prezzo, senza preoccuparsi fino in fondo se il prodotto adottato sia effettivamente efficace per lo scenario operativo dove ci si trova a operare. L’attenzione al servizio postvendita offerto dai costruttori è ancora un punto debole, considerando che questi sono dispositivi che devono essere utilizzati correttamente per essere sicuri, e per questo è necessaria una minima formazione”.
In questo momento, dunque, la sfida è quella di riuscire a offrire valide soluzioni per la sicurezza, in grado di garantire al contempo osservanza delle norme in vigore, livelli di protezione adatti e adeguati per l’utilizzatore dei dispositivi e un ottimo rapporto qualità/prezzo.

NORME COMUNITARIE IN VIGORE
Per la realizzazione di dpi per le vie respiratorie, le norme comunitarie in vigore sono parecchie: EN 132, definizioni apparecchi; EN 134, elenco dei componenti; EN 136, maschere pieno facciale; EN 140, semimaschere riutilizzabili; EN 141, filtri antigas e combinati; EN 143, filtri antiparticelle; EN 149, facciali filtranti antipolvere, nebbie e fumi; EN 405, semimaschere antigas/vapori con valvola.


TRE CLASSI DI PROTEZIONE
Oltre che in base alle norme EN di riferimento, i facciali filtranti sono testati e classificati in tre diverse categorie: FFP1, con efficienza del 78%; FFP2, con efficienza del 92%; FFP3, con efficienza del 98%. Proteggono da polveri e nebbie a base acquosa e oleosa di materiale particellare con granulometria >0,02 micron.