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Da nord a sud: come cambiano i prezzi?

13 May 2008
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Istat ha presentato i primi risultati di un progetto di calcolo dei differenziali di livello dei prezzi al consumo tra i comuni italiani capoluogo di regione, basato sulla metodologia delle parità di potere d’acquisto, sviluppato congiuntamente da Istat, Unioncamere e l’Istituto Guglielmo Tagliacarne, con la collaborazione degli Uffici comunali di statistica.
Dai primi risultati emerge che, complessivamente, i livelli di prezzi registrati nelle città settentrionali risultano superiori a quelli dei capoluoghi del centro e soprattutto del Mezzogiorno. Ciò vale soprattutto per i prodotti alimentari e di arredamento, mentre il quadro territoriale dei prezzi dei prodotti di abbigliamento e calzature appare più articolato.
Per gli alimentari le due città più care sono Bolzano e Milano; le due meno care Napoli e Bari. Per i prodotti dell’abbigliamento e calzature le due città con i livelli dei prezzi più elevati sono Reggio Calabria e Venezia, quelle con i livelli più bassi Aosta e Napoli. Per l’arredamento e gli articoli per la casa le due città più care sono Milano e Roma, le due meno care Campobasso e Napoli.
Analizzando in particolare il settore “arredamento e articoli per la casa”, più affine al nostro mercato, emerge che: le città con livelli di prezzo superiori del 5% rispetto alla media nazionale sono Aosta, Genova, Milano, Firenze e Roma; le città più care entro il 5% sono Torino, Bolzano, Trieste, Bologna e Potenza; le città con prezzi inferiori fino al 5% rispetto alla media nazionale sono Perugia e Reggio Calabria; infine le città con prezzi inferiori per oltre il 5% rispetto alla media sono Venezia, Ancona, Napoli, L’Aquila, Campobasso e Palermo.
É infine interessante rilevare che i prodotti di marca sono meno soggetti a differenziali di prezzo tra le varie città.

Nel comunicato Istat troverete tutte le tabelle.