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In attesa dei farm market italiani

22 June 2009
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Mentre Michelle Obama raccoglie i primi frutti del suo orto alla Casa Bianca insieme ai bambini della scuola pubblica di Bancroft, in Italia scoppia la moda dell’orto e cresce l’esigenza dei farm market.
“Un fenomeno che - spiega il comunicato di Coldiretti - sta dilagando anche in Italia dove in occasione dell’estate aumentano quanti utilizzano il proprio tempo libero in modo alternativo al riposo sulla spiaggia frequentando corsi di formazione e lezioni pratiche per accrescere le proprie conoscenze nel campo della produzione, lavorazione e preparazione dei cibi: dalla gestione dell’orto al pane fatto in casa, dalla ricerca delle erbe selvatiche al recupero degli avanzi della tavola in cucina, fino alla preparazione di antiche tisane. Un impegno scelto da molti come misura antistress, per passione, per gratificazione personale, per garantirsi o la sicurezza del cibo che si porta in tavola o anche solo per risparmiare”.
“Le quotazioni della vita country - continua Coldiretti - sembrano dunque lievitare anche in Italia con un giovane su quattro di età compresa tra i 25 ed i 34 anni che fa l’orto o il giardinaggio, quasi due milioni di under 35 che scelgono di trascorrere le vacanze in campagna, 8 ragazzi su 10 che acquistano prodotti alimentari tipici a denominazione di origine e biologici, ma anche un interesse rilevante per le Facoltà legate all’agricoltura e all’alimentazione e il sogno di aprire un agriturismo che è sempre più ricorrente. E su Facebook si moltiplicano i gruppi, dove discutere su come mantenere un orto o fare acquisti alimentari di qualità al giusto prezzo nei mercati degli agricoltori, fattorie, cantine e agriturismi, come quello di Coldiretti Giovani Impresa”.
Un segnale ben ripreso nella campagna stampa di PromoGiardinaggio a maggio sul Magazine del Corriere della Sera e sulla Repubblica delle Donne di Repubblica.

A QUANDO I FARM MARKET ITALIANI?

Da sostenere e lodare la campagna di comunicazione e promozione che Coldiretti sta facendo sull’introduzione anche in Italia dei farm market. Un nuovo modo di fare filiera per favorire il contatto tra produttori e consumatori, innescando un rapporto win/win in cui tutti ci guadagnano. Dare la possibilità anche a chi non vuole o non può stancarsi troppo nell’orto di trovare prodotti genuini e a km zero.
A livello globale è stimato che un pasto medio percorre più di 1.900 chilometri per camion, nave e/o aeroplano prima di arrivare sulla vostra tavola e spesso - conclude Coldiretti - ci vuole più energia per portare il pasto al consumatore di quanto il pasto stesso provveda in termini nutrizionali, senza contare gli effetti sull'atmosfera e sui cambiamenti climatici provocati dall'emissione di gas ed effetto serra”.
Un mercato, quello dei farm market, che - a ben vedere - in Italia esiste già e fattura 2,7 miliardi di euro grazie ai 18.000 agriturismi e 60.700 frantoi, cantine, malghe e cascine dove è possibile acquistare specialità alimentari direttamente dal produttore, ai quali si aggiungono 251 farm market aperti da Coldiretti nell'ambito del progetto per una filiera agricola tutta italiana nelle piccole e grandi città, dei quali quasi la metà già accreditati per il rispetto di un preciso disciplinare.
Un progetto che piace anche al ministro dell’Agricoltura Zaia e allo stesso Berlusconi, che ha promesso di proteggere la rete dei farm market dagli attacchi del grande e piccolo commercio con decreti ad hoc.
Il 43% del giro d’affari del farm market è rappresentato dal vino nelle cantine, seguito dall’ortofrutta (23%), i formaggi (12%), carni e salumi (7%), olio di oliva (6%) e piante ornamentali (5%).
A proposito di piante ornamentali, vale la pena di ricordare che i garden center italiani sono aziende agricole e sarebbero un fantastico canale di sbocco del prodotto ortofrutticolo km 0. Un primo urgente intervento legislativo dovrebbe essere fatto in questa direzione, per permettere ai garden center di vendere prodotti alimentari ortofrutticoli: poiché è quantomeno singolare che possano vendere piante cariche di pomodori o limoni, ma non i frutti in cassetta. Una rete che già esiste e che non vede l’ora di poter operare come i colleghi inglesi e olandesi, che da anni vendono ortofrutta e conserve e marmellate provenienti da agricoltura biologica.
Lo stesso dicasi per i Consorzi Agrari che sono i maggiori venditori di macchine per fare il pane ma non possono vendere le farine: i tanti tipi di farine che gli hobbisti cercano e sono introvabili nei supermercati, dove per esigenze di spazio la gamma è limitata a pochi best sellers.