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Nomisma presenta il primo rapporto sull’hobby farming in Italia

11 February 2010
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L’italiano è davvero andato a “vivere in campagna”? Pare proprio di sì, o almeno è quello che sostiene una ricerca svolta da Nomisma in collaborazione con il mensile Vita in Campagna, presentata nel corso del convegno “Vado a vivere in campagna (e come hobby faccio l’agricoltore)” lo scorso 5 febbraio nell’ambito di Fieragricola: le aree rurali sono sempre più interessate dalla presenza di persone che decidono di vivere in campagna, dedicandosi anche all’agricoltura (si veda anche il precedente servizio di MondoPratico.it e i link indicati in fondo a questo servizio).
Un interesse da parte di 'non addetti ai lavori' che sta assumendo oggi particolare rilevanza, in un momento in cui la crisi economica porta molte persone a riscoprire le bontà e la convenienza dei prodotti del proprio orto e frutteto. Ed è proprio in considerazione di tale tendenza che ci si accorge del fatto che nelle campagne si sta sempre più diffondendo una figura particolare, che potremmo definire hobby farmer (o agricoltore amatoriale), che si caratterizza per il possesso di un terreno agricolo coltivato nel tempo libero, in quanto la sua attività principale dal punto di vista lavorativo (e di tempo e reddito) è al di fuori del settore agricolo stesso.
Una figura tipicamente hobbistica, che non deve essere confusa con quella dell'agricoltore non professionale.
“Il fenomeno degli hobby farmer - ha spiegato Claudio Valente, vicepresidente di Veronafiere - mette in luce una disponibilità alla valorizzazione del prodotto, alla tracciabilità e alla ricerca della qualità che non soltanto è molto importante, ma andrebbe adeguatamente valorizzata. Gli hobby farmer, infatti, escono da ogni logica di anonimato del prodotto e dimostrano di essere disposti anche a spostarsi e viaggiare per coltivare con passione”.

CALA IL PROFESSIONALE AUMENTA L’HOBBY

Nel convegno sono stati analizzati i dati Istat, che evidenziano come dal 1990 al 2000 le superficie agricole siano calate di 1,8 milioni di ettari, contestualmente a un calo di circa 430.000 aziende. Dove sono finiti questi 1,8 milioni di ettari? Tutto cementificati? Non è possibile. Lo sostiene anche la rilevazione del progetto europeo Corine Land Cover, secondo cui le superficie agricole in Italia sarebbero diminuite di appena 143.000 ettari, sempre nello stesso periodo.
L’analisi condotta da Nomisma e Vita in Campagna mirava quindi a fotografare le caratteristiche di questi “agricoltori per hobby”.
Diciamo subito che si tratta di una categoria di persone molto variegata (impiegati, liberi professionisti, lavoratori autonomi, dipendenti pubblici, operai, pensionati), ma tutti accomunati dalla passione di coltivare e praticare l'attività agricola per consumare prodotti più sani e genuini (62,5%), per praticare attività all'aria aperta (61,7%), per valorizzare un terreno ereditato (39,3%) o appositamente acquistato (35,7%), ma anche per risparmiare nell'acquisto di prodotti alimentari (25,1%).
La destinazione produttiva riguarda prevalentemente ortaggi (88,6%), frutta (65%), vite (34,3%) e olivo (32,3%) e, molto spesso, sono completate da processi di trasformazione (ovviamente su piccola scala) per l'ottenimento di conserve vegetali (49,5%), olio (27,5%) e vino (23,7%). In qualche caso poi (circa il 40%) vi sono anche piccole attività di allevamento (in particolare di avicunicoli). I prodotti ottenuti dall'attività di coltivazione e trasformazione sono destinati in via quasi esclusiva all'autoconsumo familiare (81,8%) o a regali ad amici e parenti (7,4%), evidenziando in questo modo l'assenza di rapporti di mercato.
Per conoscere tutti i risultati presentati Denis Pantini, responsabile dell’area agroalimentare di Nomisma, vi consigliamo di scaricare gli allegati dal sito di Nomisma