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I florovivaisti inglesi guardano al futuro

30 December 2007
Il 59° congresso annuale organizzato a Brighton, nel sud dell’Inghilterra, dall’Associazione internazionale di produttori di fiori e piante in vaso e in vivaio (Aiph), è stata l’occasione per conoscere e apprezzare gli sforzi degli operatori del comparto ornamentale inglese, al fine di affrontare per tempo i problemi derivanti dai cambiamenti climatici e la necessità di contenere a livello produttivo le emissioni di anidride carbonica.
L’adeguamento delle aziende inglesi, così come alcuni punti vendita al dettaglio, alla normativa ISO 14001 che riguarda l’impatto ambientale delle attività svolte, è già in atto e ciò è determinato da un atteggiamento molto critico da parte di segmenti di consumatori e da movimenti ambientalisti che chiedono un maggiore controllo sulle attività produttive svolte in Inghilterra o rispetto ai paesi dei prodotti importati.
Alcune catene di supermercati hanno investito molto su un’immagine eco-sostenibile e richiedono quindi ai fornitori di attenersi a precise regole per quanto riguarda il riciclo o lo smaltimento dei materiali di imballaggio fino al contenuto in torba nei vasi che deve gradualmente azzerarsi.
Un’azienda che ha partecipato a un progetto pilota organizzato dall’Horticultural Trade Association (Associazione del commercio del florovivaismo inglese) e finanziato in parte dai fondi provenienti dalla tassazione delle attività agricole, ha illustrato ai partecipanti al convegno tutto il percorso seguito e le differenti fasi per conseguire la normativa ISO 14001. Oltre all’azienda Lowaters, oggetto del progetto pilota, hanno partecipato altri tre vivaisti e quattro garden center.
Il congresso al quale hanno partecipato numerosi relatori, si è concluso così con la visita ad alcune aziende inglesi particolarmente innovative.

L’automazione di Roundstone


Tra le aziende visitate, Roundstone Nurseries, collocata in Newlands vicino Chichester, si caratterizza per l’alta meccanizzazione di intere fasi della produzione; ciò richiede un elevato investimento iniziale che viene però ammortizzato in breve tempo (3-4 anni). La superficie attrezzata con serre all’avanguardia firmate Visser (industria olandese) copre 17 mila metri quadrati per una spesa di 7 milioni di sterline pari a oltre 10 milioni di euro. Tale ammontare riguarda però sia la struttura sia le attrezzature mobili e fisse. La superficie complessiva è di nove ettari di proprietà mentre altri 4 sono coltivati presso aziende associate che producono per Roundstone piante di segmenti di nicchia, mantenendo con l’azienda madre l’intero supporto per tutto il materiale necessario alla coltivazione.
La produzione viene venduta per l’80% alla catena B&Q e il resto a garden center ed è costituita da piante in vaso finite e da piantine radicate da aiuola; una grossa quota del prodotto venduto riguarda le viole del pensiero e i ciclamini da esterno. Complessivamente sono 500 milioni le piante fornite annualmente al principale cliente. Le giovani piante provengono per il 90% da autopropagazione e le varietà complessivamente gestite sono 155 e vengono vendute in mix di colori, sia per più pianali che più colori su singolo pianale.
Nelle nuove serre sia la produzione sia le fasi per il confezionamento e per la preparazione dei pianali sono automatizzate. Il sistema del trapianto delle piantine, della raccolta delle stesse, del trasporto fino all’area della preparazione degli ordini e delle spedizioni, si basa su vettori che viaggiano su rotaia le cui misure si adattano perfettamente a quelle dei pianali dei carrelli danesi.
Le persone che lavorano in queste serre, sono estremamente specializzate in grado di controllare la tecnologia impiegata nelle varie mansioni. Il risultato è di una riduzione del costo della manodopera dal 30% precedente all’automazione al 21% riscontrato successivamente.

Donaldsons: specializzazione in primo piano


Un’altra visita assai interessante, sempre nella regione del Chichester, si è svolta presso Donaldsons Flowers, un’azienda di lunga tradizione agricola iniziata a fine 1800 e proseguita con una mission diversa dai figli. Questi ultimi hanno infatti convertito l’azienda alla produzione di crisantemi, costruendo nel 1989 una prima serra di 26 mila mq; in breve tempo divennero il primo produttore di crisantemi recisi dell’Inghilterra ma solo nel 2005, a causa degli alti costi del terreno (40 mila sterline per 4 mila mq), poterono acquistare ulteriori 4 ettari con la costruzione della una serra di 40 mila metri quadrati.
La produzione riguarda 40 varietà di crisantemi per un totale di 15 milioni, di cui: 5 milioni tra varietà a fiore unico, santini e di novità mentre la restante parte di 10 milioni proviene dalla nuova serra costruita nel 2005 e altamente tecnologica. Il sistema di riscaldamento e le funi che distanziano le file si possono sollevare da terra per permettere di effettuare le diverse operazioni di taglio o di trapianto. Quest’ultimo avviene con dei carrelli elettrici su binari paralleli sui quali sono sdraiate due operaie (sono impiegate esclusivamente le donne per questa mansione) le quali effettuano il trapianto nel terreno delle talee di crisantemo. L’irrigazione è effettuata dall’alto, e il sistema di coltivazione usufruisce di luce e anidride carbonica supplementare. L’innovazione maggiore però riguarda il sistema di riscaldamento che adotta una moderna tecnologia con la quale si riesce a risparmiare il 24% di energia complessiva pari al 14-17% per mq. Un enorme “caldaia” alimentata a gas, per una potenza di 5.000 kw, riesce a produrre diversi livelli di calore (fino ad un massimo di 130°), per i quali era prima necessario avere tre tipi di impianto a seconda dell’attività da svolgere. La capacità di immagazzinamento consente di riscaldare durante il giorno 400 mila litri di acqua che vengono poi rilasciati durante la notte; contemporaneamente il sistema assorbe l’anidride carbonica prodotta che viene pompata nell’aria per un migliore accrescimento dei crisantemi.

Wyevale: dalla parte dei garden
Il gruppo Wyevale, che possiede più di 120 garden center, recentemente è stato acquistato da Blooms Group con all’attivo 10 punti vendita. Le immagini fanno riferimento al garden situato nell’area di Chichester, tuttavia non sono indicative del tipo di lay out in quanto era in fase di ristrutturazione. Il reparto del verde ornamentale vivo contribuisce al 40% del fatturato il resto è realizzato da tutti gli altri reparti di un moderno garden center (dall’animaleria, al bookshop, ai complementi di arredo per giardino, agli strumenti da lavoro per gli hobbisti, ecc.). Nel momento della nostra visita, ci hanno colpito le numerose promozioni attuate sul verde ornamentale, con sconti su piante da interno fino al 50% e del 3x2 su alcuni tipi di oggettistica e sui libri.
Punto di incontro, particolarmente gradevole era la caffetteria, dove la gente rimaneva a sostare, in un ambiente rilassante in un’area verde lontano dal caos.


Gli ultimi sviluppi in tema di ambiente
In Inghilterra le aziende florovivaistiche e i garden center già da tempo hanno cominciato ad interrogarsi sui cambiamenti climatici e sul ruolo che il vivaismo deve avere nelle politiche di sviluppo sostenibile dell’ambiente. I risultati di diversi studi indicano come la presenza di verde nelle città possa abbassare il surriscaldamento già in atto. Infatti vi à una differenza sostanziale tra l’incidenza del cambiamento climatico in città e nelle campagne. Nelle aree urbane si registrano almeno 12 gradi in più rispetto alle aree rurali a causa dell’assorbimento di calore da parte di edifici, asfalto e dal traffico in genere, così come vi è una minore evaporazione dell’umidità.
Un autorevole studio condotto dal dott. Roland Ennos presso la facoltà di Scienze della Vita, dell’Università di Manchester, ha evidenziato come un incremento del 10% degli spazi verdi nelle aree urbane possa ridurre la temperatura delle città di almeno 4° centigradi e ciò corrisponde ad una riduzione capace di compensare l’incremento stimato da oggi al 2080 in Inghilterra.
A fronte di ciò il comparto si sta adoperando per dare maggiore impulso al segmento del giardinaggio adatto ai tetti degli edifici o delle case in alternativa alla creazione di nuovi spazi verdi, in quanto si avrebbe un impatto positivo certo.
Un’indagine dal titolo “Quando verde è il tuo giardino”, realizzata su di un campione di 1.000 proprietari di giardini, conferma che il 75% sia cosciente di come il clima stia cambiando e degli effetti già presenti nei giardini. Secondo i dati disponibili, la stagione della crescita delle piante è attualmente un mese più lunga di 100 anni fa e quattro specie su cinque fioriscono dai 9 ai 15 giorni prima di quanto avveniva venti anni fa. In Inghilterra diventano popolari le piante mediterranee e si è riusciti persino a far crescere il primo olivo nel sud del paese.
Gli intervistati sono molto più propensi a modificare le loro abitudini di cura del giardino verso un uso più razionale e più selettivo dei prodotti normalmente usati. Circa 8 consumatori su 10 ritiene assai importante l’uso di compost fatto da sé per fertilizzare e il 71%, negli ultimi due anni ha creato un bacino di raccolta dell’acqua (fonte: HTA- Horticultural trades association).