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In Campania sorgerà la Città del Florovivaismo

31 March 2008
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La Città del Florovivaismo è un progetto ambizioso che si propone l’obiettivo di creare un’asta di stampo europeo nel cuore del Mezzogiorno.

La situazione di continua instabilità degli esiti produttivi e di discontinuità dei consumi di fiori e piante in vaso impongono una riflessione sulle molteplici chiusure di aziende in zone dove la coltivazione di fiori e piante era considerata un’attività, rispetto ad altre, ancora praticabile.
In seguito all’accentuazione del fenomeno di abbandono del mercato quale luogo d’incontro tra domanda e offerta, ci si rende conto che non è solo la preferenza di contatti diretti tra produttore e grossista nonché la nascita di sistemi di vendita alternativi (per esempio le aste virtuali) a scoraggiare l’affluenza ai mercati, ma anche una diminuzione strutturale dell’offerta di fiori recisi e secondariamente di piante in vaso.
In Campania la maggiore Regione italiana produttrice di fiore reciso, questa riflessione ha riunito gli operatori, i rappresentanti della regione e tutti coloro che da anni sono impegnati nei servizi alla vendita o alla produzione. Ci si è resi conto del grosso valore economico e di sviluppo che questo settore ancora potenzialmente riserva (210 milioni di euro che, con il sommerso, si stima arrivi a 400 milioni) e della “sofferenza” che invece si manifesta nei prezzi e nei costi, questi ultimi sempre più alti. La volontà di trovare una risposta ai tanti problemi che affliggono il settore ha favorito la convergenza su di un progetto ambizioso che rivoluziona la logistica delle spedizioni del prodotto delle regioni meridionali.

Prende vita la Città del Florovivaismo


La Regione Campania ha infatti presentato alla Comunità Europea lo scorso giugno, nell’ambito del Paser, il Piano d’azione per lo Sviluppo regionale, un progetto riguardante il florovivaismo: si tratta della cosiddetta Città del Florovivaismo, in località Marigliano (presso Nola) e vicina a importanti arterie stradali (quali le autostrade Salerno/Caserta, Napoli/Bari e l’asse mediano) e non distante dall’aeroporto di Capodichino, dall’Interporto di Pontecagnano e dal grande polo distributivo del Cis di Nola.
Il progetto fa parte di un’iniziativa più ampia (che prevede altri 14 interventi di tipo infrastrutturale) che è stata presentata lo scorso giugno e approvata nell’ambito del Fears, il Fondo europeo per l’agricoltura e lo sviluppo rurale.
L’area individuata comprende una superficie di 400.000 mq di cui 200.000 saranno coperti per ospitare in quattro aree distinte: i Servizi e la logistica, la Piattaforma commerciale, uno Show room e i Materiali e le attrezzature.
Nell’area Servizi verrà collocata l’attività di ricerca, il cui ruolo è indispensabile per orientare le aziende verso specie e cultivar che meglio si adattano al clima dell’Italia meridionale.
La piattaforma commerciale, non inferiore a 30.000 mq, molto probabilmente adotterà il sistema olandese di vendita all’asta alla quale dovranno adeguarsi tutte le altre strutture mercantili che dovranno interagire con essa. Queste ultime sono localizzate in Puglia (Terlizzi e Taviano) e in Sicilia (in provincia di Ragusa e di Trapani).
La prossima scadenza riguarda la predisposizione di uno studio di fattibilità e di un progetto esecutivo che, in base a quanto dichiarato dall’assessore all’agricoltura Cozzolino, consentirà, una volta discusso con l’ufficio europeo preposto, di iniziare i lavori a fine 2008.

Gli obiettivi


Lo scopo primario di una struttura di dimensioni così notevoli, dotata di servizi quali la formazione, la certificazione della qualità, la selezione, il packaging, la ricerca ecc., è l’aggregazione dell’offerta campana (ma anche quella di altre regioni) per garantire un’ampissima gamma e volumi elevati e continui, da poter essere commercializzati in Italia e soprattutto all’estero.
Oggi, infatti, pur disponendo il settore di professionalità e di prodotti per la gran parte qualitativamente comparabile con quelli venduti presso le aste olandesi, risulta inadatto a essere trattato sotto l’egida di un unico marchio commerciale che ne attesti l’omogeneità e la rispondenza agli standard in uso sui mercati europei a causa della frammentazione del circuito commerciale.
In mancanza di altre informazioni sulla progettazione ancora da realizzarsi, proviamo a immaginare l’operatività della Città del Florovivaismo: secondo lo schema delle aste del nord Europa, la logistica del progetto funzionerà se vi sarà un coordinamento di zone di produzione e di vendita anche distanti tra loro, aspetto che da sempre determina l’arretratezza del sistema floricolo italiano.
I produttori - piccoli e grandi - così come i grossisti presenti nelle regioni del Meridione saranno invitati, con una serie di azioni tra cui la formazione e la dotazione di servizi multipli, ad avvalersi delle capacità di gestione del nuovo Centro. La merce dalla Puglia o dalla Sicilia non necessariamente dovrà passare per Marigliano: all’asta infatti potranno partecipare virtualmente (nel rispetto di un disciplinare e di una codificazione comune) anche le postazioni delle altre strutture, purché quest’ultime realizzino gli investimenti opportuni, tramite le misure dei Piani di Sviluppo Rurale regionali.
Il meccanismo dovrebbe essere – anche nelle postazioni periferiche – l’orologio che, al pari di quanto da anni avviene in Olanda o a Lullingen in Germania, garantisce trasparenza nella formazione del prezzo e allo stesso tempo mantiene visibile l’origine del produttore. Per quest’ultimo è importante mantenere il contatto diretto con il cliente tramite il riconoscimento della propria merce; al tempo stesso le differenze di prezzo che si stabiliscono tra le diverse partite di merce stimolano la competitività.
Altra condizione per il funzionamento corretto dell’asta è la disponibilità dei produttori a veicolare l’intera produzione presso la struttura di vendita: questa tuttavia, così come è avvenuto nell’esperienza olandese, potrebbe dotarsi di uffici di intermediazione che sviluppano servizi personalizzati con clienti importanti. Il passaggio della merce presso Marigliano potrebbe avvenire a transazione conclusa: succederà così che il prodotto X coltivato a Taviano e acquistato dall’azienda Rossi, potrà unirsi al prodotto Y acquistato dalla stessa azienda presso l’Asta di Florabella a Marsala. La lavorazione del prodotto e lo smistamento verso le località indicate dall’azienda Rossi, avverranno dunque presso la struttura intermodale di Marigliano.
Questo sistema, così immaginato, si avvicina molto a quello olandese e poco forse alla mentalità italiana piuttosto individualista: tuttavia ci si sta scontrando giorno dopo giorno con l’invasione di prodotto proveniente da diversi paesi del globo a prezzi competitivi e qualità talvolta peggiore di quella nazionale. Ciò implica lo spostamento di merce e la percorrenza di migliaia di chilometri tramite aerei e navi, causando un inutile aggravio dell’inquinamento da Co2.
Se non decolla il piano di aggregazione dell’offerta nazionale, coraggiosamente impostato dalla Regione Campania, bisogna solo augurarsi che anche qui – come in Svizzera e come in Inghilterra – diventi sempre più grande quel movimento di consumatori che privilegia l’origine nazionale e che chiede restrizioni e misure di bilanciamento ai danni ambientali provocati dall’importazione di prodotto di provenienza extra-comunitaria.