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Materie prime, persistono le criticità negli approvvigionamenti
Anche l’ultima parte dell’anno sembra confermare una ripresa in ambito economico e sociale, ma la penuria di commodity, di semiconduttori e di microchip, unitamente all’esplosiva crescita dei costi logistici ed energetici, rappresentano una minaccia incombente.
«Le aziende della meccanica - dichiara Pietro Almici, vicepresidente di Anima Confindustria – stanno vivendo un periodo di oggettiva ripresa, ma i problemi dei prezzi e della scarsità delle materie prime continua ad affliggerle. A ciò si aggiunge il rincaro straordinario dei costi energetici, che sta impattando sulle imprese, costringendole a riconsiderare le proprie attività produttive. Attualmente la situazione è confusa: proprio quando le aziende avevano consolidato la prospettiva di una stabilizzazione dei prezzi, è sopravvenuta la componente energetica a scuotere nuovamente i mercati. Come confermato dall’ultima analisi del Centro studi di Confindustria, la produzione industriale ha infatti registrato un rallentamento nel terzo trimestre del 2021, con una crescita del +1,0%. Auspichiamo che questo peggioramento dello scenario sia momentaneo e non comprometta la ripresa in atto. Anima Confindustria, tra le prime voci attive già ad aprile – conclude Almici – continua dunque la propria attività di sensibilizzazione sul tema dei rincari energetici e delle materie prime, nei confronti sia delle istituzioni, sia dell’opinione pubblica».
L’analisi di Achille Fornasini - professore all’Università degli studi di Brescia e coordinatore dell’osservatorio congiunturale di Anima Confindustria - evidenzia come la corsa agli approvvigionamenti post-lockdown abbia generato un anomalo squilibrio tra domanda e offerta, che ha innescato repentini rialzi dei prezzi di gran parte delle materie prime destinate alla trasformazione industriale.
«Ma oltre a questo fenomeno – dichiara Fornasini – è recentemente balzato alla ribalta il gas naturale, che ha visto le sue quotazioni registrare record storici a ripetizione con ripercussioni immediate sui costi di produzione dell’energia elettrica. Il solo costo della materia prima, peraltro, non spiega l’aumento della bolletta elettrica recentemente mitigato dal Governo: occorre infatti tener conto anche del forte rincaro subito dal costo del “permesso di inquinare” richiesto dalle politiche antinquinamento da CO2 intraprese dall’Unione Europea, purtroppo preda della speculazione finanziaria».
Un “rally” in via di ulteriore intensificazione, che per i settori industriali più energivori sta aggravando una situazione già appesantita dalla crisi dei trasporti, che a sua volta frena l’alimentazione delle supply chain internazionali. «Persistono dunque – prosegue Fornasini – sia i rialzi dei prezzi e dei noli, sia i rallentamenti negli approvvigionamenti di materie prime e di componenti basilari come i microchip, la cui penuria sta pesando su diversi comparti industriali: un difetto di offerta che rappresenta l’esito dell’effetto “frusta” formatosi quando al brusco calo di domanda causato dal lockdown è seguito il repentino recupero planetario. Si è così provocato lo stress delle catene di fornitura, soprattutto quelle lunghissime e polarizzate come quelle dedicate appunto alla produzione dei circuiti elettronici miniaturizzati».
Alberto Xodo del London Metal Exchange e relatore al “Focus Materie Prime” di Anima fa il punto della situazione: «Negli ultimi due anni i mercati dei metalli, e più in generale delle materie prime, sono stati caratterizzati da un'estrema volatilità dei prezzi. Questa situazione ha reso il business case per la gestione del rischio dei prezzi ancora più urgente, e ha sostenuto lo sviluppo dei mercati futures per l'acciaio».
La volatilità dei prezzi non è l'unico tema sotto i riflettori per il settore dei metalli in questo periodo. «Temi quali sostenibilità, diffusione dei veicoli elettrici e l'emergenza di piattaforme digitali di acquisto – prosegue Xodo – sono alcuni dei nuovi trend che il London Metal Exchange sta affrontando con una gamma di nuovi servizi e iniziative».
«Le aziende della meccanica - dichiara Pietro Almici, vicepresidente di Anima Confindustria – stanno vivendo un periodo di oggettiva ripresa, ma i problemi dei prezzi e della scarsità delle materie prime continua ad affliggerle. A ciò si aggiunge il rincaro straordinario dei costi energetici, che sta impattando sulle imprese, costringendole a riconsiderare le proprie attività produttive. Attualmente la situazione è confusa: proprio quando le aziende avevano consolidato la prospettiva di una stabilizzazione dei prezzi, è sopravvenuta la componente energetica a scuotere nuovamente i mercati. Come confermato dall’ultima analisi del Centro studi di Confindustria, la produzione industriale ha infatti registrato un rallentamento nel terzo trimestre del 2021, con una crescita del +1,0%. Auspichiamo che questo peggioramento dello scenario sia momentaneo e non comprometta la ripresa in atto. Anima Confindustria, tra le prime voci attive già ad aprile – conclude Almici – continua dunque la propria attività di sensibilizzazione sul tema dei rincari energetici e delle materie prime, nei confronti sia delle istituzioni, sia dell’opinione pubblica».
L’analisi di Achille Fornasini - professore all’Università degli studi di Brescia e coordinatore dell’osservatorio congiunturale di Anima Confindustria - evidenzia come la corsa agli approvvigionamenti post-lockdown abbia generato un anomalo squilibrio tra domanda e offerta, che ha innescato repentini rialzi dei prezzi di gran parte delle materie prime destinate alla trasformazione industriale.
«Ma oltre a questo fenomeno – dichiara Fornasini – è recentemente balzato alla ribalta il gas naturale, che ha visto le sue quotazioni registrare record storici a ripetizione con ripercussioni immediate sui costi di produzione dell’energia elettrica. Il solo costo della materia prima, peraltro, non spiega l’aumento della bolletta elettrica recentemente mitigato dal Governo: occorre infatti tener conto anche del forte rincaro subito dal costo del “permesso di inquinare” richiesto dalle politiche antinquinamento da CO2 intraprese dall’Unione Europea, purtroppo preda della speculazione finanziaria».
Un “rally” in via di ulteriore intensificazione, che per i settori industriali più energivori sta aggravando una situazione già appesantita dalla crisi dei trasporti, che a sua volta frena l’alimentazione delle supply chain internazionali. «Persistono dunque – prosegue Fornasini – sia i rialzi dei prezzi e dei noli, sia i rallentamenti negli approvvigionamenti di materie prime e di componenti basilari come i microchip, la cui penuria sta pesando su diversi comparti industriali: un difetto di offerta che rappresenta l’esito dell’effetto “frusta” formatosi quando al brusco calo di domanda causato dal lockdown è seguito il repentino recupero planetario. Si è così provocato lo stress delle catene di fornitura, soprattutto quelle lunghissime e polarizzate come quelle dedicate appunto alla produzione dei circuiti elettronici miniaturizzati».
Alberto Xodo del London Metal Exchange e relatore al “Focus Materie Prime” di Anima fa il punto della situazione: «Negli ultimi due anni i mercati dei metalli, e più in generale delle materie prime, sono stati caratterizzati da un'estrema volatilità dei prezzi. Questa situazione ha reso il business case per la gestione del rischio dei prezzi ancora più urgente, e ha sostenuto lo sviluppo dei mercati futures per l'acciaio».
La volatilità dei prezzi non è l'unico tema sotto i riflettori per il settore dei metalli in questo periodo. «Temi quali sostenibilità, diffusione dei veicoli elettrici e l'emergenza di piattaforme digitali di acquisto – prosegue Xodo – sono alcuni dei nuovi trend che il London Metal Exchange sta affrontando con una gamma di nuovi servizi e iniziative».
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