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L'impatto del Covid sull'import/export dei DPI: la denuncia di Assosistema

29 April 2021
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Assosistema Confindustria, l'Associazione che rappresenta, tra le altre, le aziende che producono e distribuiscono i Dispositivi di protezione individuale (DPI) ha presentato ieri i risultati dell’analisi: “L’impatto del Covid-19 sull’import/export dei DPI nel 2020”.
Numeri straordinari in particolare per i dispositivi per la protezione delle vie respiratorie, che hanno fatto registrare crescite vertiginose sia per l'import sia per l'export, con le conseguenti polemiche che riguardano la gestione da parte del Governo sull'intera emergenza sanitaria fin dal primo lockdown.
Ma, andiamo con ordine, partendo da guanti e abbigliamento.
 

I GUANTI PROTETTIVI

L’import dei guanti protettivi nel 2020 è aumentato del +62% sul 2019, per un valore complessivo pari a più di 500 milioni di euro, mentre l’export dei guanti di protezione prodotti in Italia ha registrato un -6% sul fatturato 2019, pari a 106 milioni di euro.


GLI INDUMENTI DI PROTEZIONE

Per quanto riguarda gli indumenti di protezione (tute, camici impermeabili, camici chirurgici monouso e riutilizzabili), l’import nel 2020 è aumentato del +127% sul 2019, per un valore totale di circa 595 milioni di euro, mentre l’export è di poco inferiore ai 420 milioni di euro, segnando una contrazione del –36% rispetto al 2019.
 

LE MASCHERINE

Tra le tipologie di DPI contro il Covid-19, quella per la protezione delle vie respiratorie (FFP2, FFP3 e mascherine chirurgiche), ha maggiormente risentito dell’impatto derivante dall’emergenza sanitaria ma è anche la tipologia di DPI che ha registrato un andamento anomalo del mercato, a seguito dei provvedimenti normativi.

Nel 2020 l’import di DPI per la protezione delle vie respiratorie ha registrato un +1424% rispetto al 2019 per un valore di 3 miliardi e 178 milioni di euro (con la Cina come Paese dal quale abbiamo importato più prodotti con una percentuale di quasi il 90%), mentre l’export ha registrato un +111% rispetto al 2019, per un valore di oltre 201 milioni di euro.

“Questo significa che il prodotto italiano sicuro marcato CE viene esportato in Europa, mentre l’Italia importa prodotti realizzati in deroga alle normative e privi della marcatura CE – commenta Claudio Galbiati, Presidente della sezione Safety di Assosistema Confindustria – tale contraddizione è conseguenza di due provvedimenti governativi tra loro contrastanti. Il decreto Cura Italia a marzo 2020 ha autorizzato l’immissione sul mercato di prodotti in deroga alle normative comunitarie spianando la strada ad una massiccia importazione di DPI provenienti dai paesi extraeuropei, in particolare dalla Cina, accompagnati da certificati non regolari, rilasciati da presunti enti ed organizzazioni, non in possesso del dovuto accreditamento in materia di DPI. Al tempo stesso, l’agevolazione finanziaria di Invitalia di 47 milioni di euro ha stimolato gli investimenti delle aziende italiane che hanno ampliato e riconvertito i propri impianti e stabilimenti per aumentare la produzione di DPI”.

LA DENUNCIA DI ASSOSISTEMA

Alla luce di queste statistiche nasce la denuncia dell’Associazione di ritenere ormai priva di fondamento la logica di autorizzare prodotti non marcati CE, data la possibilità di poter fare affidamento su prodotti nazionali ed europei regolarmente certificati e conformi agli standard di sicurezza comunitari.

L’import indiscriminato dei DPI, oltre a rappresentare un rischio per la salute e la sicurezza di tutti gli utilizzatori, comporta inevitabilmente un peggioramento della situazione di mercato delle aziende italiane ed europee in quanto produce anche una drastica riduzione dei prezzi dei DPI, impensabili da sostenere per un’azienda italiana o europea. I prezzi fuori mercato, infatti, con i quali vengono commercializzati tali DPI sono dovuti, perlopiù, al risparmio derivante dalle diverse procedure di verifica della conformità che devono seguire i dispositivi certificati e rispondenti alla normativa di prodotto comunitaria, oltre al risparmio sul reperimento delle materie prime e al costo del lavoro.

“A fronte di numerose interrogazioni parlamentari anche da parte di esponenti della maggioranza – continua Galbiatinon c’è stata risposta da parte del Governo e del Ministero della Salute. Al momento, infatti, non vediamo provvedimenti per la tutela del mercato e dei produttori italiani. Anzi, il recente DL del 22 aprile 2021 n. 52 proroga, addirittura, l’immissione in deroga di Dpi nel nostro Paese al 31 luglio 2021. Ancor più grave se pensiamo che Germania, Spagna, Regno Unito e Belgio non si avvalgono più dell’immissione in deroga, mentre Francia e Paesi Bassi lo stanno per fare”.

I produttori e distributori di DPI di Assosistema Confindustria hanno accolto l’invito del Governo a potenziare la produzione nazionale di DPI, investendo in nuovi stabilimenti e linee produttive e sono pronti a garantire una catena di approvvigionamento e fornitura di materiale solida per la sicurezza di tutti.

Dal sito dell’Agenzia delle dogane apprendiamo che, da inizio dell’emergenza sanitaria ad oggi risultano essere stati sdoganati DPI (FFP2 e FFP3) per un numero complessivo pari a 769.410.000. Se si considera che a chiusura 2020, lo stesso dato era pari a 344.579.045, si rileva che, in soli 4 mesi, il dato 2021 di import di DPI, risulta già aver superato del +120.50% i valori del 2020.

“Con l’obiettivo di ottenere un mercato competitivo e sano abbiamo avviato un confronto con la struttura del Commissario straordinario Figliuolo e con il Mise – conclude GalbiatiIn particolare, abbiamo chiesto: l’abolizione del processo di autorizzazione in deroga dei DPI non marcati CE; un quadro chiaro sui quantitativi dei DPI necessari al settore sanitario ed industriale per la gestione dell’emergenza ad oggi e per il dimensionamento delle scorte strategiche per il futuro e, infine, un coordinamento delle autorità di sorveglianza ed un rafforzamento dei controlli sui prodotti immessi. Siamo ora in attesa di risposte concrete”.